Mentre a Napoli si svolgeva il G20 su ambiente, clima ed energia, a Reggio Calabria si teneva la prima tappa di “The Last 20”, il summit alternativo dedicato agli ultimi 20 paesi del pianeta per reddito, qualità della vita e condizioni sociosanitarie. Ultimi non in quanto ‘poveri’ ma, più correttamente, in quanto ‘impoveriti’ da cambiamenti climatici, guerre e sfruttamento delle risorse.

Parliamo di Malawi, Etiopia, Guinea, Liberia, Yemen, Guinea Bissau, RD Congo, Mozambico, Sierra Leone, Burkina Faso, Eritrea, Mali, Burundi, Sudan, Ciad, Repubblica Centroafricana, Niger, Libano e, purtroppo, Afghanistan.

I temi affrontati dal 22 al 25 luglio nella prima tappa del tour sono stati le migrazioni, le politiche di accoglienza, i corridoi umanitari e la cooperazione decentrata. Binario 15, oltre ad aderire all’evento, ha partecipato con una delegazione della comunità afghana di Roma che ha proposto il punto di vista delle donne migranti.

Durante l’evento le rappresentanti di Binario 15 hanno allestito uno spazio dedicato all’Afghanistan in cui sono stati esposti vestiti tradizionali, gioielli e tessuti ricamati a mano con l’obiettivo di raccontare l’Afghanistan attraverso la sua cultura millenaria.

L’Afghanistan si conosce anche attraverso la sua cucina fatta di sapori delicati. È così che durante l’evento le donne afghane hanno preparato diversi piatti della tradizione: Khabuli Pulao, piatto a base di riso e agnello (il più famoso in Afghanistan) accompagnato da un dolce Firnì, a base di latte e cardamomo verde.

Non sono mancati momenti di riflessione e confronto sui fenomeni migratori. In particolar modo si sono analizzate le responsabilità storiche dei paesi coloniali e la condizione di sottomissione e sfruttamento in cui versano ancora oggi la maggior parte dei paesi poveri.

Durante i lavori è poi emersa l’esigenza di sviluppare una prospettiva di genere all’interno dell’analisi del fenomeno migratorio. È così che le nostre rappresentanti hanno parlato di migrazione afghana femminile a Roma e in Pakistan rappresentando tutte le difficoltà che può vivere una donna durante il percorso migratorio ma anche nel paese di accoglienza.

Possiamo dire che è stata una bellissima esperienza comunitaria che ha riunito nello stesso luogo centinaia di persona provenienti da molti paesi del mondo. Paesi che troppo spesso non possono far valere le proprie istanze perché considerati marginali a livello economico. La conseguenza è che miliardi di persone subiscono le decisioni di un piccolo manipolo di burocrati che hanno l’unico obiettivo di mantenere lo status quo che avvantaggia una piccola parte della popolazione mondiale.