Tull Quadze – Tutte le donne”, questo il nome della manifestazione andata in scena lo scorso 25 settembre nella centralissima Piazza del Popolo a Roma. L’evento è stato organizzato dall’Assemblea Magnolia, realtà nata su iniziativa della Casa internazionale delle donne di Roma. Centinaia le persone in piazza e tante le associazioni, per esprimere la propria posizione contro le logiche patriarcali e l’oppressione delle donne afghane. Promuovendo un cambio di paradigma: “Prendersi cura del mondo invece che sfruttarlo, prendersi cura delle persone e della terra in cui viviamo, invece che usarla per affermare profitto e dominio”.

Anche noi di Binario 15 presenti per dare voce alle donne della diaspora afghana, che hanno un ruolo centrale per mantenere alta l’attenzione e denunciare quello che sta realmente accadendo ai loro connazionali, alle loro famiglie, e soprattutto alle loro sorelle che in questi giorni hanno manifestato con coraggio il dissenso scendendo nelle piazze a Kabul, Herat, e altri centri dell’Afghanistan.

Sul palco è intervenuta per noi Lorena Di Lorenzo che oltre a evidenziare come “dopo un mese di attenzione internazionale i giornali e i notiziari abbiano già abbassato molto l’attenzione su quello che sta succedendo in Afghanistan” ha richiamato il tema della rivoluzione della cura, promosso dall’Assemblea della Magnolia. Nel lavoro quotidiano della nostra associazione, curare significa “accogliere non limitandosi a rispondere ai bisogni primari, ma rispondendo ai bisogni di autodeterminazione, di indipendenza economica, di espressione“. Accoglienza che sappia leggere le “dinamiche di genere e le varie antropologie della cura, della maternità e dell’infanzia”. Accoglienza che sappia valorizzare le risorse di cui le donne sono portatrici, a partire dal riconoscimento dei titoli di studio.

Supportare le donne che già sono sul nostro territorio, arrivate con i ricongiungimenti familiari, nell’accesso ai servizi, alla fruizione dei propri diritti sociali, combattendo i rischi dell’isolamento domestico a cui spesso sono condannate. Ruolo importante del terzo settore, anche se non sufficiente. La risposta dovrebbe venire dalle istituzioni, per non lasciare nessuna isolata.

“La risposta quindi è collettiva. Le risorse del nostro territorio siamo noi. Tutte le donne!

Tull quadze in lingua pashto. E visto che l’Afghanistan è un mosaico di lingue e gruppi etnici, vogliamo dire questa parola anche in dari, che insieme al pashto sono le lingue ufficiali in Afghanistan: Tamamiye Zanan!

Fatema Qasim, della comunità afghana di Roma e rappresentante di Binario 15, ha parlato della grande rivoluzione che sta avvenendo in Afghanistan, di cui le donne sono le protagoniste. “Le donne che con le mani vuote si mettono davanti ai fucili delle creature più selvagge del mondo chiamati talebani”.

Di seguito riportiamo il video del suo discorso.