foto volontario

Gianluca Sforza

Giocare a fare l’insegnante è da sempre una mia passione. Sabato 15 dicembre ho avuto l’opportunità di mettere in pratica per la prima volta questo mio desiderio. Grazie all’associazione di volontariato Binario 15 ed a RomAltruista che mi ci ha messo in contatto ho avuto modo di conoscere dei ragazzi afghani minorenni in fuga dal loro Paese in veste di rifugiati politici che cercano una vita migliore nella ricca Europa. Alcuni di loro conoscono solo la loro lingua (uno dei dialetti parlati in Afghanistan, principalmente il farsi), altri masticano qualche parola d’inglese.

Lo scopo di Binario 15, (che prende il nome dal binario della stazione Ostiense dove questi ragazzi si radunavano per ripararsi dal freddo) è quello di aiutarli a conoscere quell’inglese basico che gli possa consentire di presentarsi, di spiegare in poche parole qual è la loro condizione politica, (I am a refugee), religiosa (I am a muslim) e le conseguenze nei riti alimentari (I don’t eat pork) e a scrivere e pronunciare in inglese la nazione dove desiderano andare (Switzerland, Germany, France, Austria).

Nella mia prima esperienza come volontario di Binario 15 ho avuto il compito di insegnare a un ragazzo di nome Ayat  l’alfabeto inglese e di fargli scrivere il suo nome in caratteri latini. Ayat non conosceva questa lingua, neanche a livello basico e io ho potuto vivere con lui la difficoltà di memorizzare suoni associandoli a lettere che per lui, abituato ai caratteri arabi, non avevano senso.

Alla fine della giornata lo vedevo felice e soddisfatto perché nonostante qualche dubbio e difficoltà ripeteva l’alfabeto in tempi celeri, sapeva riconoscere le lettere, sapeva scrivere il suo nome e persino I AM SORRY.
E’ stato un sabato particolare e originale. Ho conosciuto i volontari dell’associazione, persone splendide, la capoprogetto Lorena, Andrea, Slawka, Francesca, l’afghano Dahwood, l’iraniana Shaya, che si danno da fare senza sconti nel tradurre, spiegare, venire incontro con ogni mezzo a questi ragazzi in cerca di speranza, laddove l’Italia rappresenta solo una tappa iniziale di un viaggio che li porterà nella ricca Europa dove esiste un welfare e strutture migliori per gli emigranti per ragioni politiche. Ma anche noi italiani, nel nostro piccolo, possiamo fare la nostra parte.